venerdì 2 maggio 2008

Carlo Fabrizio Carli
… Un disagio, il suo, che si rivela su registri assai differenziati, spaziando da toni aggressivi rasentanti la crudeltà, fino alla declinazione più “morbida” dello straniamento, della perdità d’identità, e di significati di oggetti e di operazioni.

Claudio Cerritelli
… Attento ad innestare un senso di crudele ironia dentro l’apparenza serena delle cose, l’artista ha sempre cercato di esprimere la sua inquietitudine attraverso lo spazio dell’utopia, inteso come spazio della contaminazione, della provocazione.
Colangelo affronta ossessioni antropologiche ed estetiche con una precisione quasi maniacale nel costruire scene di ordinaria violenza, visioni segretamente disumane, scenari di costrizione fisica e psicologica.

Enrico Crispolti
… Troppo pressante risulta infatti quell’incalzare spietatamente provocatorio dilaniante ogni pretesa contemplatività, “cattivo” se vogliamo, che caratterizza le vere e proprie “occasioni di crudeltà” messe in atto e in qualche caso si direbbe anche proprio messe in scena.
… Al punto di potersi infine riconoscere alla sua vicenda creativa la caratteristica di una rotta sempre sostanzialmente molto propria, di inquieta sperimentazione di propositi e modi di svariate insinuazioni, sempre più o meno spiazzanti, quando non deliberatamente provocatorie.
… L’attivazione dunque di allarmi spiazzamenti appunto mentali e fisici, di provocazioni inerenti il nostro patrimonio antropologico.
Colangelo opera del tutto oggettualmente in un “a fondo” di fisicità sempre in presa diretta.

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